Una generazione perduta o un modello sbagliato?

Quante volte ci siamo sentiti dire "si fa così!" oppure, "guardate ed imparate!"... Certo, senza alcun dubbio, bisogna imparare dai migliori ma in questo caso come si fa o meglio cosa bisogna veramente imparare?

Per anni nel mondo del calcio è stato seguito un esempio, l'esempio di chi vince. Non discuto di questo, anche perchè chi vince avrà pur sempre svolto qualcosa di positivo, però bisogna sempre essere bravi a contestualizzare. Il 13 luglio 2014, Philipp Lahm alzava in faccia al mondo la quarta coppa del mondo tedesca, un triofo incredibile per quella edizione di mondiale. L'Argentina di: Messi, Higuain, Di Maria ecc. si arrese ad un gol di Mario Goetze al 113' minuto, perdendo così una finale (una delle tante) letta da tanti come "scontata". Quella Germania si avvaleva di giocatori fortissimi ma soprattutto derivanti da un percorso iniziato moltissimi anni prima e per molti tedeschi la missione era stata compiuta. Il rilancio della Germania nasce nel momento in cui il fußball era sull’orlo del baratro. Nel 2000, infatti, la Germania si presentava all’Europeo di Belgio e Olanda con i gradi di campione in carica, ma anche con la consapevolezza di essere molto lontana dal trionfo di quattro anni prima: il risultato fu una deprimente eliminazione al primo turno, con un solo punto fatto (l’1-1 con la Romania strappato in rimonta da Scholl) e due lezioni prese da Inghilterra e Portogallo, quest’ultimo in grado di vincere 3-0 schierando le riserve, visto che i lusitani avevano già ottenuto l’aritmetica qualificazione ai quarti di finale.

Dalla vittoria del mondiale il valore delle squadre e dei giocatori tedeschi schizzò alle stelle come la loro metodologia calcistica. Quest'ultima è stata oggetto di studio da parte di moltissime federazioni europee e non, basti pensare solamente che nella stagione calcistica 2015/2016, la 2.Bundesliga ha superato i 31 milioni di euro di ricavi da attività commerciali (facendo registrare una crescita annuale del 17,6% in quanto a ricavi e dell’8% in termini di volumi) e la terza serie – ancora suddivisa con criteri regionali – ha visto i bilanci dei propri club registrare circa 9 milioni di ricavi dal marketing. Qualsiasi paragone con la Serie B o la (ex) Lega Pro risulterebbe annichilente. Nella stagione 17/18, la Bundesliga ha superato per la prima volta il miliardo di euro di proventi stagionali, con un aumento dell’85% rispetto alla stagione precedente. E oltre a prendere molti più soldi, da ora l’ammontare totale verrà distribuito in modo molto equilibrato: circa il 93% della cifra complessiva (1,16 miliardi a stagione per i prossimi quattro anni) viene suddivisa fra i club di prima e seconda serie tenendo conto di parametri legati ai risultati sportivi dell’ultimo quinquennio, il 5% viene distribuito prendendo in considerazione le classifiche dei venti campionati precedenti e il restate 2% (quindi oltre 23 milioni di euro) a seconda dei minuti giocati da giocatori Under23 formati nel vivaio.
Per gli amanti dei numeri questo racconto lascerà senza dubbio a bocca aperta. Il punto è... Quanto può essere incisiva una tipologia/metodologia calcistica sviluppata da una federazione nei confronti di un'altra? 

Il mio punto di vista mi porta a fare una valutazione e un ragionamento più ampio, seppur rispettando la grandissima qualità di lavoro svolto in precedenza. Ogni nazione ha il proprio stato, il proprio governo e la propria società che per fortuna è diversa l'una dall'altra, ed è proprio qui che arriva il mio ragionamento, ovvero, andando più nello specifico, non è possibile realizzare qualcosa che non ti appartiene, culturalmente e socialmente. E' giusto confrontarsi ma non è la soluzione dei problemi, essa non la si trova nelle altre federazioni ma bisogna crearsela da soli, inventandosi qualcosa che porti quanti più benefici possibili alla popolazione che in questo caso sono i giovani giocatori prendendo spunto da quello che si ha a disposizione e soprattutto sposando e non sdradicando quelle che sono le radici locali. 

Da sempre, i giocatori che hanno nelle loro corde il dribbling, il controllo della palla e la tecnica sono considerati (soprattutto in termini di cifre) quelli più forti. Prendendo come riferimento un noto sito di calciomercato (www.transfermarkt) possiamo notare che i primi 10 giocatori più valutati in circolazione sono:

1. Lio Messi

2. Neymar 

3. K. Mbappè

4. M. Salah

5. H. Kane

6. A. Griezmann

7. K. De Bruyne

8. P. Coutinho

9. E. Hazard

10. P. Dybala

e 4 giocatori su 10 sono provenienti dalle terre polverose del sudamerica, dove la costruzione del giocatore avviene sotto il sole cocente di quelle zone. Paradossalmente un organizzazione europea potrebbe nuocere gravemente sul DNA e sullo sviluppo dei giocatori sudamericani.

Tutto ciò naturalmente non ha scienza ne aritmetica e quindi resta solo un pensiero personale dopo aver seguito alcuni avvenimenti calcistici in giro per il mondo. Appunto per questo non possiamo dimenticarci della tremenda figuraccia che hanno fatto i tedeschi durante la UEFA Nations League, riuscendo a non qualificarsi alle fasi finali, potrebbero risultare agli occhi degli scettici come una generazione di talenti sprecati e magari prendere d'esempio dagli olandesi che dopo anni di esclusione da competizioni eropee sono finalmente riusciti a qualificarsi alle fasi finali di una competizione UEFA pareggiando all'ultimo secondo in casa dei cugini tedeschi.

Ma allora, io mi chiedo, a chi ci dobbiamo ispirare?

La risposta, come al solito, è nella nostra cultura, nel nostro DNA di vivere il calcio, modellato naturalmente, ma le soluzioni non bisognerebbe mai copiarle, bisognerebbe trovarle dentro di sè. Quella è la miglior soluzione possibile!

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